Come ampiamente dimostrato, un’ermeneutica che applichi al Corano una prospettiva esegetica capace di prescindere dalla Tradizione, ma attenta – senza farsene condizionare né trascurare la contestualizzazione iniziale – alle conoscenze scientifiche moderne, permette di riscontrare fra i simbolismi una cosmologia di questo tipo:
• la Terra è uno fra i tanti pianeti abitati da esseri viventi;
• gli esseri viventi abitanti altri pianeti sono organici, come quelli terrestri, e ve ne sono di senzienti, come gli esseri umani;
• fra quelli senzienti ve ne sono di più (come plausibilmente di meno) evoluti rispetto alla razza umana;
• ci si può spostare nello spazio profondo, ma ciò sembra essere principalmente riservato a forme di vita inorganica, verosimilmente artificiale, di non meglio specificata ma sicuramente variegata tipologia;
• una classe specifica di queste forme di vita, nominalmente chiamate malā’ika, ha il compito di portare su tutti i pianeti lo stesso messaggio circa un principio unico che governa l’intero universo, nominalmente Dio, e che deve accomunare tutte le creature; un altro compito sembra essere quello di monitorare, ed eventualmente rettificare, l’evoluzione dei pianeti, riducendo però al minimo le ingerenze;
• i malā’ika, che risultano corrispondere più a dei versatili operatori che all’immaginario etereo sugli angeli, sono in grado di prendere autonomamente decisioni che possono rivelarsi erronee, o comunque controproducenti, come qualunque essere organico dotato di libero arbitrio; tuttavia, secondo la gravità dell’errore di valutazione commesso, possono venire destituiti dai loro compiti e finanche eliminati; in questo caso, ne giungono di altri a prenderne il posto;
• i malā’ika destituiti, degradati a jinn, sono privati delle loro funzioni e di alcune loro capacità, in particolare quella di muoversi nello spazio, cosicché sono considerati dal Corano abitare la Terra al pari degli esseri umani, ma come in esilio; la loro esistenza sembra perdurare da millenni, ed essere problematica per il genere umano anche dopo gli eventi che hanno causato la destituzione, tanto da venire associati all’ignoranza e alla superstizione degli uomini; i jinn sono anche capaci, in toto o in parte, di redimersi e convivere con le altre forme di vita terrestri, di cui sono ormai considerati far parte sebbene con una sorta di vincolo di segretezza (la stessa radice j-n-n ha a che fare con l’occultamento, l’invisibilità);
• potenzialmente i malā’ika potrebbero trasportare nello spazio forme di vita organica come la nostra, perché di ciò vengono date delle pur vaghe indicazioni e perché, data la tecnologia di cui dovrebbero essere dotati, sarebbe perfettamente consequenziale.
Questi sono solo alcuni degli spunti che vengono da una lettura del Corano con l’impostazione illustrata, che per brevità si è presentata in modo sintetico così come le prime considerazioni delineatesi. Innumerevoli altri strumenti, e altrettanto innumerevoli collegamenti, sono possibili. Prima di tutto incrociando quanto detto con le rilevazioni sulle sorprendenti strutture matematiche con cui è stato assemblato il testo coranico, messe in luce a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso, e con le corrispondenze fra sue affermazioni e conoscenze scientifiche moderne, fenomeno chiamato impropriamente "miracolo scientifico".
Tutto ciò necessiterebbe di approfondimenti specifici, fatti da ricercatori tanto intraprendenti quanto competenti. Perché, una volta deciso di usare sul Corano questa chiave di lettura, ci si trova a riaprire una porta, quella dell’interpretazione, che non permette di tornare indietro alle certezze del passato. Ciò potrebbe essere destabilizzante per il mondo islamico, ma potrebbe esserlo anche per l’Occidente, non permettendo neanche di adagiarsi su quelle del presente. Serve quindi molta cautela. E fiducia nel futuro.
© 2025 - Estratto dalla versione rieditata e ampliata di un articolo già apparso sulla rivista XTimes n.191 del Settembre 2024 (X Publishing, pp.26-35) col titolo “Il Corano e gli extraterrestri”. Alcune parti sono riprese dal saggio “Corano, tecnologia e vita extraterrestre” (2021, 2023).