Translate

domenica 3 agosto 2025

Commento al versetto 3 della sura 12 del Corano, chiamata dalla tradizione "di Giuseppe"

Mi sono sempre chiesto che senso avesse appellare la storia di Giuseppe (Yūsuf) come “la migliore” del Corano, essendovi raccontate altre di pari livello. Lo fanno vari commentari classici in relazione al versetto 3 della sura 12, e lo ripetono le traduzioni nostrane. Poi ho capito che c’è un’altra - e per me più sensata - lettura del passo, che con i versetti precedenti (12:1-2) costituisce quella che di primo acchito parrebbe una breve introduzione alla suddetta storia, ma tale non è: si tratta del vero tema della sura, mentre il resto ne è una spiegazione. Non si sta quindi dicendo che il racconto che compare di seguito è il migliore, come lo intendono tanti commentatori del passato e del presente, ma che il Corano contiene il meglio (أحسن) delle storie precedenti (القصص).

Entrambe le traduzioni/interpretazioni sono grammaticalmente valide e concettualmente possibili, ma questa che sto fornendo mi pare più coerente col resto del Corano, e col resto della sura: dopo aver affermato la realtà del Corano come riassunto e sigillo della Rivelazione (cosa che - fra l’altro - per chi crede nel Corano dovrebbe essere inconfutabile) si procede a raccontare una di queste storie come esemplificazione. Quella di Giuseppe, per l’appunto.

La traduzione/interpretazione che ritengo più corretta è quindi la seguente:

Noi abbiamo scelto per te il meglio dei racconti [precedenti], con cui ti abbiamo ispirato questa narrazione, sebbene tu prima fossi fra coloro che ignorano [queste cose].

Notare che la sura, dopo aver raccontato la suddetta storia (12:4-101), riprende così (12:102):

Questa è [una] delle notizie dall’ignoto che ti riveliamo, perché non fosti fra coloro che si riunivano per tramare i loro piani.

E dopo aver continuato sullo stesso tenore (12:105-110) si chiude in questo modo (12:111):

Nelle storie [dei personaggi del passato] c’è una lezione per coloro che hanno intelletto. Questa non è certo una narrazione campata per aria, ma la conferma di ciò che la precede, una spiegazione dettagliata di ogni cosa, una guida e una misericordia per chi crede.

Tutto, dall’introduzione alla conclusione della sura, verte dunque sul fatto che il Corano contiene la summa delle rivelazioni cioè delle storie precedenti, frammentate e mescolate nel suo testo (che per questo è un ipertesto). Come saggio viene fornita quella di Giuseppe, un raro caso - ma non unico, come si legge da varie parti - in cui lo si fa per intero (altre storie autoconclusive sono quelle di al-Khiḍr, il maestro di Mosè, Dhū_l-Qarnayn, il sovrano bicorne, al-Kahf, i compagni della caverna).

Per concludere riporto due citazioni da altri due passi del Corano. La prima è dal versetto 3:84: vi si afferma che non bisogna fare alcuna distinzione, ovvero alcuna preferenza, fra i profeti, e quindi per estensione non bisognerebbe farla neanche fra le loro storie. Se rapportato alla sura 12, sembrerebbe incoerente con la definizione della storia di Giuseppe come “la migliore”. La seconda è dal versetto 39:23, dove l’espressione “il meglio della tradizione profetica” (أحسن الحديث), conforme a quanto fin qui esposto, è usata inequivocabilmente in riferimento all’intero Corano.

والله أعلم