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mercoledì 16 ottobre 2024

La creazione dell'Uomo nel Corano

 Numerosi passaggi del Corano si occupano della creazione dell'Essere Umano. Le diverse modalità presenti possono essere ricondotte sostanzialmente a due categorie: quella simbolica e quella concreta. Quella simbolica, ovvero antropogonica, riporta il tema della creazione di Adamo, il primo uomo, a partire da un impasto di terra/argilla/polvere (arḍ/ṭīn/turāb) e acqua ('). Poiché il versetto 42:29 identifica l'acqua come base di partenza per tutte le forme di vita organiche del cosmo, l'impasto con la terra da cui origina Adamo indica semplicemente, secondo la logica di questa simbologia, la natura organica e terrestre dell'Uomo.

 Qua ci soffermeremo sul processo concreto di embriologia come descritto in diversi passaggi, prendendo in esame quelli più rappresentativi. Ve ne sono infatti altri che ripetono più o meno gli stessi concetti, e che si limitano a rafforzarne i contenuti. Si premette che, fino a prova contraria, il plurale presente in alcuni passi è qui da intendersi come maiestatico (indicante quindi il soggetto singolare presente negli altri passi, cioè Dio), e si fa notare come i primi due e l'ultimo partano da un accenno della creazione simbolica per poi dettagliare quella effettiva. 

[Dio è] colui che ha perfezionato ogni cosa che ha creato. E ha iniziato la creazione dell'Uomo dall'argilla, poi ha tratto la sua progenie dall'essenza di un liquido poco significante.¹

Sappiate che vi creammo da polvere, poi da una goccia e poi da un'aderenza. E quindi da un ammasso, [in parte] formato e [in parte ancora] no. Così vi spieghiamo. E poniamo nell'utero ciò che vogliamo fino a un termine prestabilito.²

Creammo l'Uomo, per metterlo alla prova, da una goccia [di sostanze] mescolate.³

Non vi creammo forse da un fluido di poco valore, che ponemmo in un luogo sicuro per un certo tempo?⁴

Consideri dunque l'Uomo come fu creato: da un liquido emesso [dal padre], che [poi] esce di tra i lombi e le costole [della madre].⁵

[Dio] vi crea nel ventre delle vostre madri, fase dopo fase, in tre oscurità.⁶

In verità creammo l'Uomo da essenza di argilla. Poi ne facemmo una goccia [di liquido seminale posta] in luogo sicuro. Poi facemmo della goccia un'aderenza, e dell'aderenza un ammasso. Dall'ammasso creammo le ossa e le rivestimmo di carne. E quindi ne facemmo una nuova creatura. Sia benedetto Iddio, il Migliore dei creatori.⁷

 Su tutto questo si potrebbero subito avanzare le seguenti osservazioni:

- le nozioni presentate sono estremamente sintetiche e molto approssimative, dunque bisogna fare uno sforzo interpretativo per trovare delle corrispondenze più precise; questa è però la tipica procedura da seguire con i modelli astratti, metafisici, del Corano, che per la loro forma permettono di essere trasformati in modelli scientifici;

- volendo trovare delle corrispondenze precise, mancherebbero degli stadi nello sviluppo dell'embrione e del feto; ma è pacifico che non fosse scopo del Corano, nel trattare la materia, presentare ogni singolo passaggio del processo, come se si trattasse di un testo di biologia, quanto solo alcuni rappresentativi;

- andando nello specifico c'è un punto che parrebbe oggettivamente scorretto, ovvero si potrebbe opinare che la carne, i muscoli, non si formano dopo le ossa ma contemporaneamente ad esse; tuttavia la cartilagine, che funge da impalcatura per lo sviluppo dello scheletro e può esserne considerata parte integrante, comincia a formarsi appena prima.  

 Detto ciò, possiamo concentrarci sui punti salienti dell'embriologia umana descritta dal Corano:

- essendo dichiarato un fluido di poco valore, il liquido seminale non è evidentemente ritenuto essere da solo sufficiente alla procreazione, come invece creduto in molte culture antiche;

- si dice che il liquido seminale è composto da diverse sostanze, e che solo una di queste (nuṭfa, tradotto come goccia, o sulāla, essenza, utilizzato parallelamente per la creazione simbolica dall'argilla) è capace di fecondare, cosa scoperta solo negli ultimi secoli;

- l'insistenza sul fatto che solo una parte del liquido seminale giunge allo scopo può collimare anche col fatto che, in definitiva, un solo spermatozoo arriva a fecondare l'ovulo;

- si dice che il liquido seminale, o la sua parte fertile, è conservato in un luogo sicuro, e nella vaghezza ciò si può intendere sia prima che dopo essere emesso (ovvero nei genitali maschili e in quelli femminili) e sarebbe ugualmente congruo con ciò che avviene nella realtà;

- si dice che dopo l'emissione e/o la conservazione c'è un'aderenza, un'unione ('alaq), e ciò collima con la fecondazione dell'ovulo;

- si dice che dopo la fase dell'aderenza c'è quella dell'ammasso (muḍgha), e ciò collima con lo sviluppo dell'embrione in un insieme di cellule via via sempre più complesso;

- si dice che poi arriva la fase della formazione di ossa e carne, cioè muscoli e quant'altro, e ciò corrisponderebbe all'evoluzione dell'embrione in feto;

- si dice che durante la formazione alcune parti sono formate, ovvero proporzionate, e altre no, altra cosa che collima con la realtà;

- si parla di tre "oscurità" (ṭulumātin thalāthin) nel ventre materno, passo criptico che si può intendere in vari modi, compreso quello simbolico; sta di fatto che il feto si sviluppa dentro il sacco amniotico, che questo sta all'interno dell'organo specifico dell'utero, e che fra questo e le pareti uterine c'è la placenta.

Conclusioni. 

 Non si può dire che la creazione dell'Uomo come descritta dal Corano sia, come vogliono i "miracolisti" da Maurice Bucaille (scienziato che per primo rese famose le corrispondenze) a Keith L. Moore (che le confermò), completa e perfettamente dettagliata. Tuttavia sono sorprendenti, pur nella tipica indeterminatezza coranica, le effettive corrispondenze fra modelli presenti e nozioni della moderna embriologia. Se anche si potrebbe congetturare che alcune di esse potevano venire, con molta fantasia, dall'attenta osservazione (la natura composita del liquido seminale, la necessaria unione con una controparte femminile, l'intuibile evoluzione in fasi dell'embrione), è difficile fare lo stesso ragionamento per altre. Nello fattispecie sono significative le corrispondenze su questi punti: il fatto che solo una parte del liquido seminale sia fertile, il fatto che solo una parte di questa parte giunga allo scopo ovvero solo uno spermatozoo giunga a fecondare l'ovulo, l'evoluzione da aderenza/zigote ad ammasso/morula/etc, le tre principali strutture grazie alle quali può crescere il feto.

 Queste corrispondenze, insieme a quelle teoricamente intuitive, forniscono un quadro generale che è problematico collocare, per la sua correttezza di fondo, nel contesto che l'avrebbe generato: il Vicino Oriente della prima metà del VII secolo. Per quanto studiosi prescientifici persiani ed egiziani non fossero del tutto all'oscuro di alcune di queste nozioni, non ne avevano esatta contezza e le mischiavano a concezioni erronee, quando non considerabili al giorno d'oggi come frutto della superstizione. Invece, niente di tutto questo è presente in ciò che abbiamo visto: quel che ritroviamo nel Corano è sì vago, ma sufficiente per ricostruire un quadro coerente e relativamente preciso della questione, senza che vi siano riscontrabili errori.

 Di fronte a questa scomoda constatazione, la soluzione di chi non vuole saperne niente è ritornare all'indeterminatezza testuale, e negare le corrispondenze, o evolverle in modo tale da generare delle falle, o tirare in ballo le solite coincidenze. La soluzione dei miracolisti è invece, come sempre, quella di gridare al miracolo, e chiudere così la discussione senza ulteriori indagini. Ma come sappiamo c'è un'altra possibilità, quella che dichiara lo stesso Corano: Maometto aveva degli informatori d'eccezione, dotati di conoscenze e tecnologie per noi impensabili ancora oggi.

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¹ Corano 32:7-8.

² Corano 22:5.

³ Corano 76:2.

⁴ Corano 77:20-22.

⁵ Corano 86:5-7.

⁶ Corano 39:6.

⁷ Corano 23:12-14.

venerdì 4 ottobre 2024

Corano e scienza: la tela del ragno e le reti

 Fra i vari passaggi coranici spesso tirati in ballo quando si parla di "miracolo scientifico" ce n'è uno in cui il protagonista è un animale: il ragno, nella sura che proprio da questo elemento prende il suo nome popolare. Il passo è compreso nel seguente versetto: 

Coloro che prendono come patroni altri in vece di Dio sono come il ragno che si prende una casa. E la più fragile fra le case è la casa del ragno, se solo sapessero.*

 La metafora è semplice e al tempo stesso suggestiva, ma il modo con cui la si rapporta al suddetto "miracolo" è invariabilmente una banalizzazione che, come spesso accade, si traduce in un travisamento del suo significato. Per lo più si va dal ribadire l'ovvio che la tela del ragno, rispetto alla forza umana, è quasi inesistente, al mettere in evidenza che il verbo "si prende casa" (atakhadhatu) è al femminile, e la scienza moderna ha scoperto che sono in effetti i ragni femmina a costruire le tele più elaborate e funzionali. Se anche la seconda è una considerazione interessante, mentre la prima lascia il tempo che trova, entrambe vanno però a scontrarsi con un fatto: si è scoperto che la tela del ragno è uno dei materiali più resistenti in natura, svariate volte più dell'acciaio sebbene incomparabilmente più duttile. Quindi il fatto che il Corano abbia usato il verbo al femminile è semmai una precisazione che svaluta ulteriormente la considerazione più banale, dove altrimenti si sarebbe trovato il verbo al maschile. Dunque, prendendo per buone le contraddittorie spiegazioni fornite dai "miracolisti", il Corano avrebbe affermato un'inesattezza, negazione di quello stesso "miracolo" che si vorrebbe celebrare.

 Possiamo però fare una cosa, dato che ce lo permette la metafora: scambiarne i termini, ragionando all'inverso, e vedere cosa ne esce fuori. La tela del ragno è dichiarata fragile perché simile a chi si pone fuori dall'unica credenza coranicamente plausibile, quella nel dio unico Signore di tutti i mondi (Rabb al-'Alamīn). Quindi cos'ha di particolare lo stare fuori da questa realtà, l'unica dichiarata tale, le altre essendo una finzione ovvero un abbaglio? E cosa c'è in un atteggiamento sociale umano quale la pratica cultuale che si potrebbe rapportare alla tela del ragno?

 La risposta è in ciò che sia la tela del ragno sia una comunità umana sono: una rete. Nel mio manuale dimostro ampiamente come sia questo il modello che il Corano propone come forma iniziale e compiuta dell'islam, e come ciò sia fatto in modo tale da agganciare questa rete globale ad un'altra rete già esistente e molto, molto più ampia, idealmente e un giorno forse anche fisicamente.

 Per sinteticità, nel manuale ho definito questa come teoria delle due reti, intendendo due tipi complementari: le reti particolari, potenzialmente infinite, e la rete universale, che può essere solo una ed è formata dall'unione delle prime. Secondo quanto emerge dal Corano analizzato con questa chiave di lettura, cioè togliendo tutte le stratificazioni interpretative che si sono accumulate nei secoli e si rifanno sempre al passato, i malā'ika (gli angeli, che io definisco operatori) starebbero impiantando sulla Terra la connessione alla rete universale, per e con gli Uomini, come in forme diverse, ma con lo stesso scopo, su infiniti altri pianeti abitati. Ovviamente con modalità che, ça va sans dire, per noi sono tecnicamente incomprensibili e con tempistiche, dichiarate relative, che a noi sembrerebbero imponderabili**.

 Il credere in un solo principio assoluto, non rappresentabile e per questo condivisibile dai credenti di ogni provenienza al di là di qualunque differenza fisica e mentale, cioè nominalmente il dio unico, non è insomma nient'altro che una precondizione per l'aggancio di una qualsiasi rete particolare a quella universale. Invece la tela del ragno e un culto rivolto ad una o più divinità specifiche, locali, che cioè genera una comunità i cui più alti principi sono necessariamente autoreferenziali, hanno entrambi la caratteristica di essere delle reti a se stanti, non agganciabili ad altre reti o comunque non alla più grande, quella universale. E questo al netto della loro solidità relativa. Qua, e non in altro, risiede la loro debolezza.

 E qua risiede il senso della metafora della tela del ragno e la scientificità del Corano, il suo ennesimo modello metafisico, declinabile in questo caso come modello sociale, che non è un "miracolo" bensì, per l'appunto, scienza. Una scienza che, rapportata al VII secolo quando fu fissato il testo coranico, e non solo, va oltre le nostre conoscenze.

* Corano 29:41.

** Gli angeli e lo Spirito ascendono a Lui [Dio] in un giorno la cui durata è di cinquantamila anni. [70:4] | Invero un solo giorno presso il tuo Signore vale come mille anni di quelli voi che contate. [22:47].

Schema tratto dal manuale di connessione dove si rappresenta staticamente il concetto di rete, costituita da diversi nodi e linee di comunicazione compatibili, come desumibile dal Corano. I punti con più di una linea rappresentano i nodi ricetrasmettitori, e quelli con una sola linea, da intendersi come monodirezionale in entrata, quelli solo ricevitori. Le x sono off line, e non ne fanno parte. Punti e x possono rappresentare diversi individui, comunità, popoli, pianeti, e quant'altro, che riconoscano il primato del principio unico, nel caso degli host, o che lo disconoscano, nel caso dei kāfirūna. Possono rappresentare anche reti interne, che hanno reti interne, che hanno reti interne, ad infinitum. O ad Deum. Nel caso delle reti, le x rappresentano per l'appunto quelle "fragili", in conflitto cioè disconnesse da quella universale. Nota bene: questa sarebbe solo l'istantanea di una parte della rete, collegata ad altre reti.