Fra i vari passaggi coranici spesso tirati in ballo quando si parla di "miracolo scientifico" ce n'è uno in cui il protagonista è un animale: il ragno, nella sura che proprio da questo elemento prende il suo nome popolare. Il passo è compreso nel seguente versetto:
Coloro che prendono come patroni altri in vece di Dio sono come il ragno che si prende una casa. E la più fragile fra le case è la casa del ragno, se solo sapessero.*
La metafora è semplice e al tempo stesso suggestiva, ma il modo con cui la si rapporta al suddetto "miracolo" è invariabilmente una banalizzazione che, come spesso accade, si traduce in un travisamento del suo significato. Per lo più si va dal ribadire l'ovvio che la tela del ragno, rispetto alla forza umana, è quasi inesistente, al mettere in evidenza che il verbo "si prende casa" (ittakhadhat) è al femminile, e la scienza moderna ha scoperto che sono in effetti i ragni femmina a costruire le tele più elaborate e funzionali. Se anche la seconda è una considerazione interessante, mentre la prima lascia il tempo che trova, entrambe vanno però a scontrarsi con un fatto: si è scoperto che la tela del ragno è uno dei materiali più resistenti in natura, svariate volte più dell'acciaio sebbene incomparabilmente più duttile. Quindi il fatto che il Corano abbia usato il verbo al femminile è semmai una precisazione che svaluta ulteriormente la considerazione più banale, dove altrimenti si sarebbe trovato il verbo al maschile. Dunque, prendendo per buone le contraddittorie spiegazioni fornite dai "miracolisti", il Corano avrebbe affermato un'inesattezza, negazione di quello stesso "miracolo" che si vorrebbe celebrare.
Possiamo però fare una cosa, dato che ce lo permette la metafora: scambiarne i termini, ragionando all'inverso, e vedere cosa ne esce fuori. La tela del ragno è dichiarata fragile perché simile a chi si pone fuori dall'unica credenza coranicamente plausibile, quella nel dio unico Signore di tutti i mondi (Rabbu_l-'Alamīn). Quindi cos'ha di particolare lo stare fuori da questa realtà, l'unica dichiarata tale, le altre essendo una finzione ovvero un abbaglio? E cosa c'è in un atteggiamento sociale umano quale la pratica cultuale che si potrebbe rapportare alla tela del ragno?
La risposta è in ciò che sia la tela del ragno sia una comunità umana sono: una rete. Nel mio manuale dimostro ampiamente come sia questo il modello che il Corano propone come forma ideale di ciò che chiamiamo islām, e come ciò sia fatto in modo tale da agganciare questa rete globale ad un'altra rete già esistente e molto, molto più ampia, un giorno forse anche fisicamente.
Per sinteticità, nel manuale ho definito questa come teoria delle due reti, intendendo due tipi complementari: le reti particolari, potenzialmente infinite, e la rete universale, che può essere solo una ed è formata materialmente dall'insieme delle prime. Secondo quanto emerge dal Corano analizzato con questa chiave di lettura, cioè togliendo tutte le stratificazioni interpretative che si sono accumulate nei secoli e si rifanno sempre al passato, i malā'ika (gli angeli, che io definisco operatori) starebbero impiantando sulla Terra la connessione alla rete universale, per e con gli Uomini, come in forme diverse, ma con lo stesso scopo, su infiniti altri pianeti abitati. Ovviamente con modalità che, ça va sans dire, per noi risulterebbero tecnicamente incomprensibili e con tempistiche, dichiarate relative**, che a noi sembrerebbero imponderabili.
Spiritualmente, è però già possibile agganciarsi alla rete universale: è la connessione in senso "verticale", da creatura a Creatore, partendo dalla base necessaria che è costituita dalla connessione "orizzontale", quella fra creature che il Corano definisce come islām. Fra i tanti passi citati nel mio lavoro ne riporto uno dove sono esemplificate entrambe le dinamiche:
Uomini, Noi vi abbiamo creati da un maschio e da una femmina, e abbiamo fatto di voi vari popoli e comunità, affinché vi conosceste a vicenda [rete particolare / connessione orizzontale, NdR]. Ma il più onorevole fra voi è colui che più teme Dio [rete universale / connessione verticale, NdR]. Dio è sapiente e informato di tutto.***
La differenza cruciale fra queste due dimensioni è ribadita ulteriormente nel versetto seguente:
Degli arabi hanno detto: "Crediamo". Rispondi: "Voi non credete [ancora]. Dite piuttosto: «Entriamo nell'islām». Perché la [vera] fede non è ancora entrata nei vostri cuori".****
L'adesione all'islām, ovvero la connessione alla rete particolare attivata dalla rivelazione coranica, non è quindi il fine ultimo, bensì - seconda la stessa - una precondizione per arrivare alla connessione suprema, dove i termini rimangono solo due: il singolo fedele, predisposto dalla connessione orizzontale, e ciò in cui ha fede ovvero ciò a cui si connette verticalmente, cioè Dio. Nella teoria islamica più pura, infatti, si prega direttamente ed esclusivamente il Creatore, senza l'intermediazione di alcuna creatura. A sua volta, la connessione al Creatore mette in comunione con qualunque altra creatura a Lui connessa, travalicando i limiti della rete particolare che è solo la base di partenza, e questo è il pieno funzionamento della rete universale che un giorno potrebbe avere anche un esito fisico (il famoso "contatto").
Il credere in un solo principio assoluto, non rappresentabile e per questo condivisibile dai credenti di ogni provenienza al di là di qualunque differenza fisica e mentale, cioè nominalmente il dio unico, non è insomma nient'altro che un prerequisito per l'aggancio di una qualsiasi rete particolare a quella universale. Invece la tela del ragno rappresenta un culto rivolto ad una o più divinità specifiche, locali, che cioè genera una comunità i cui più alti principi sono necessariamente autoreferenziali, hanno entrambi la caratteristica di essere delle reti a se stanti, non agganciabili ad altre reti o comunque non alla più grande, quella universale. E questo al netto della loro solidità relativa. Qua, e non in altro, risiede la loro debolezza.
E qua risiede il senso della metafora della tela del ragno e la scientificità del Corano, il suo ennesimo modello metafisico, declinabile in questo caso come modello sociale, che non è un "miracolo" bensì, per l'appunto, scienza. Una scienza che, rapportata al VII secolo quando fu fissato il testo coranico, e non solo, va oltre le nostre conoscenze.
* Corano 29:41.
** Gli angeli e lo Spirito ascendono a Lui [Dio] in un giorno la cui durata è di cinquantamila anni. [...] Loro [umani] lo vedono lontano, mentre noi [angeli] lo vediamo vicino. [70:4, 5-6] | Invero un solo giorno presso il tuo Signore vale come mille anni di quelli voi che contate. [22:47].
*** Corano 49:13.
**** Corano 49:14.